Vetro colorato, scarto di lavorazione delle vetrerie di Murano, ed esili strutture in ferro sono i principali elementi con cui Annalisa Macina scolpisce la luce giocando sulla reciproca, indissolubile, appartenenza dell’ombra alla luce e della luce all’ombra.
La semplice lampadina trasforma il colore del vetro e quello dell’illuminazione, proiettando sullo spazio circostante paesaggi cromatici in continua trasformazione: i quattro elementi dell’universo e soprattutto dell’immaginario mediterraneo, cicli cosmici e paesaggi umani, infinite trasformazioni, contaminazioni, passaggi.
Le sue opere sono invariabilmente dotate di una doppia anima: oggetti d’uso comune, concepiti per essere funzionali, eppure tutti pezzi unici, molto distanti dall’idea di una produzione seriale. Sculture di giorno, lampade di notte.